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sabato 11 gennaio 2014

L'Arte degli Stolti - Paolo Di Orazio, le Fiabe dell'Uomo Nero

Copertina di Primi Delitti
Di tutti i ricordi della mia infanzia, uno dei più vividi è quello delle mie letture segrete delle opere di Paolo Di Orazio. Forse non erano proprio adatte ad un bambino, ma quelle storie che mi prendevano allo stomaco mi costringevano a proseguire, nonostante l'istinto a chiudere il libro per riprendere aria. (nota di Andrea Zeschi)

Paolo Di Orazio è un artista poliedrico: scrittore, sceneggiatore, illustratore, musicista (membro fondatore della band “Latte & i suoi derivati”). Autore horror di culto per le sue opere come Primi Delitti e Madre Mostro, nonché curatore della storica rivista a fumetti Splatter (di cui parleremo meglio in seguito). Insomma un artista a 360°, altro che nove vite come un gatto!
Classe 1966, in questa sede sarebbe impossibile elencare tutti i suoi lavori, per cui vi rimandiamo al sito web www.paolodiorazioart.com nel quale potrete tuffarvi nel suo incredibile immaginario.

Copertina di Madre Mostro

Copertina di Splatter nr. 1
Iniziamo dalle sue ultime vicende: recentemente Splatter è tornato nel mondo dell'editoria, che circa venti anni fa vide la sua nascita e la sua fine dopo la crociata scaturita da un'ondata bigotta e perbenista, retaggio della prima repubblica, che esplose al suo apice addirittura in parlamento e in tribunale...ma questa è una brutta e triste storia. Riconsoliamoci col dire che Paolo Di Orazio (insieme a Paolo Altibrandi) ha fondato la casa editrice Helm Street House, riavviando una nuova stagione dell'horror a fumetti italiano.

Horror italiano che ha illustri rappresentanti; tra loro Paolo spicca per la forza delle immagini che sa evocare, che ti afferrano dall'interno senza mollarti, germogliando una paura viscerale. Ad una più attenta analisi, il mondo creato da Paolo non è così immaginario: il mostro si nasconde dentro le mura domestiche, dietro l'angolo della propria città, è reale e tangibile, nasce e si sviluppa dentro di noi. Spesso vittima e carnefice si confondono, in un turbinio di immagini cruente ed efferate, che rendono molto bene la società contemporanea.


Le sue illustrazioni raccontano di creature eteree e spaventose che emergono dal buio, inteso come il lato oscuro che è in ognuno di noi. Come una prospettiva terrificante, questi disegni non sono una una visione dell'incubo, ma la rivelazione della realtà. Vi sembra poco?
In tal caso vi invitiamo ad osservare la sua arte; quello che salta subito all'evidenza è un continuo gioco tra forma e vuoto, tra colore e buio, razionale e irrazionale. E' il momento preciso in cui nasce la paura, il millesimo di secondo prima che quell'essere ti si scagli contro...o forse è il contrario?
A voi l'ardua sentenza.


Adesso siamo pronti per leggere tutto d'un fiato l'intervista a Paolo Di Orazio...

Sull'Arte:

Scrittore, musicista, illustratore. Come si divide la tua creatività nei vari momenti della giornata e come si riconosce un'idea o un'ispirazione valida da una che non merita di essere sviluppata?

Copertina di  Che hanno da strillare i maiali?
In realtà le mie ondate illustrative hanno raramente una collocazione professionale, ma piuttosto uno sfogo grafico con la sola finalità di creare, e la musica è attualmente concepita da compositore. La mia giornata quindi è dedicata ai progetti in corso, tra fumetto e narrativa. In questo momento di revival di «Splatter», sono impegnato sulla stesura di sceneggiature e il coordinamento di scrittori e disegnatori. Diciamo che la priorità dei lavori da sviluppare si delinea in base alle esigenze di pubblicazione («Splatter» è bimestrale), quindi una porzione della giornata è dedicata alla scrittura vera e propria, e gran parte del resto la impiego nella gestione degli aspetti burocratici. All'ordine del giorno, quindi, a livello puramente creativo, la scelta di sviluppo di un'idea a favore di un'altra è un'operazione che deve essere veloce. Da sempre, però, mi accade che se un'idea non vuole andare sul foglio, allora quella non è un buon seme. Così, negli anni, mi sono autoconvinto che le idee buone si partoriscono da sé guidando le mie parole.



Secondo te, in che modo il genere horror è una forma d'arte?

E' una forma d'arte socioculturale. Cioè un territorio evocativo che eredita il folclore della fiaba e la sua funzione di esplorazione spirituale, di raccoglimento attorno al focolare domestico (tramite il libro), quindi un mezzo aggregativo fisico (il cinema) e di discussione (la Rete). Io credo che la lettura delle fiabe, un tempo, avessero uno scopo pedagogico, oltre che demagogico, consolidando tramite l'espressione orale il legame emotivo tra un adulto e un bambino. La fiaba e i suoi elementi fantastici, e l'horror oggi (soprattutto attraverso i fumetti) possono rappresentare sì il pane fresco per la mente, ma anche una deriva allegorica per riconoscere e fuggire gli orrori del mondo.

Copertina Tutto il meglio di Splatter


L'Arte ha dei limiti o dei confini di “decenza” secondo te?

Secondo me sì, e dovrebbe averne di oggettivi. L'Arte non deve mai offendere la sensibilità spirituale dell'individuo, mai spingersi sulla pornograficizzazione di valori sacri (la religione, la materialità corporea, le icone popolari) alla ricerca dei colpi bassi. Tutti sono capaci di evocare sdegno e ribrezzo, e pochissimi - in ogni disciplina artistica - poesia.

 
Per la tua esperienza, qual'è la situazione creativa nel nostro paese in ambito horror? E cosa ci puoi dire sulle case editrici/produttrici a riguardo?

Nell'ambito horror, in Italia mi sembra che il cinema indipendente si nutra e si muova su territori molto evocativi e dirompenti. Mentre per tutto quel che c'è da leggere su carta o in elettronico, lo sforzo di tenere viva la voce dell'horror è piuttosto importante, anche se ostacolato dall'indifferenza mediatica televisiva che, ne sono certo, promuovererebbe di sicuro un assestamento orizzontale della nostra materia preferita, con riconoscimento di dozzine di autori di talento.


Sul tuo lavoro:

Come si sviluppa una collaborazione tra sceneggiatore e disegnatore in un fumetto? Potresti raccontarci qualche aneddoto?

Copertina de Il Bambino dei Moschini
In generale, una buona collaborazione dovrebbe portare a un prodotto in cui il lettore sente il personaggio disegnato una creatura vivente e si dimentica di avere a che fare con un disegno parlante. E' come la magia di un film in cui ci si perde. Mi vengono in mente Torpedo, di Abuli & Bernet, l'Uomo Ragno degli anni '60, Alan Ford. Sono un nostalgico, lo so, ma non riesco a liberarmi dall'idea di questa alchimia dei grandi classici in cui lo sceneggiatore e il disegnatore si fondono in unità registico-recitativa e lavorano pensando alla messinscena finale. Gli aneddoti sono ovviamente legati all'esperienza diretta. In negativo, il disegnatore che ti mostra all'improvviso uno stile che cambia completamente le tue aspettative e ti costringe a ripensare tutto. In positivo, non posso non ricordare la mia esperienza di graphic novel, nata dai bozzetti di Andrea Domestici, che mi ha ispirato il nostro esordio francese de Il Bambino dei Moschini. Tessere la vita di un personaggio attorno al suo “ritratto” è un lavoro davvero intenso e straordinario a livello di stimoli.



Quando componi un'opera, tieni in considerazione una precisa catogoria di utente oppure no?

Mi piacerebbe avere un'idea buona per tutti. Ma, come sempre, i miei progetti antimainstream poi mi portano verso un lettore adulto. Pertanto, il mio target ideale è adulto.


Ti ricordi la prima volta che ti è venuta in mente una storia? In che luogo? In che contesto?

Ero bambino... avevo appena visto in tv Il cervello di Frankenstein con la celebre coppia Gianni & Pinotto. Sentii l'urgenza di riprodurre a fumetti il film. All'epoca, cercavo di imitare Jacovitti, così mi fu facile prendere un album da disegno e stendere la mia prima storia sceneggiata, una parodia della parodia, mettendo un personaggio nasuto e allegrotto come vittima perfetta per un assalto di mostri classici. Ai tempi, divoravo fumetti Marvel, e le mie avventure preferite erano le lotte di gruppo.



Le persone di oggi si spaventano per le stesse cose di vent'anni fa, oppure qualcosa è cambiato?

Vent'anni di cinema ghost-horror, serial killer, zombi e parecchi torture porn hanno confuso - a mio avviso - il pubblico, che recepisce come horror qualunque cosa non sia commedia sexy. Oggi, è difficile spaventare qualcuno con un libro o un film, a mio avviso. Bisogna giocare su sensazioni più sottili.


Facciamo un gioco: dividi la tua carriera professionale in fasi e attribuisci ad ognuna un titolo e un colore.

Mi piacciono molto i giochi.

Fasi temporali:
1986-'88, scrittore di riviste porno (colore rosso)
1989-'91, coordinatore di «Splatter» (colore blu)
1991-2003, batterista fondatore dei Latte & i suoi Derivati (color oro)
2004-'12, freelance editoriale (color azzurrino)
2013, editore «Splatter» (colore rosso)

Fasi creative:

Copertina di Vloody Mary
Scrittura, colore rosso autunno.

Disegno, colore nero.

Musica, colore rosso fuoco.




Andiamo sul personale:

Sei innamorato?

E' la prima volta che mi si fa una domanda del genere, quindi rispondo attualmente sì.



Esiste qualcosa oggi che ti fa paura in modo viscerale?

Il destino del nostro Paese e la mia vecchiaia in questo posto.



Cosa ti consola nei momenti bui?

Dormire e fare sogni. Creare.


Lascia un tuo messaggio da mandare nello spazio.

Meglio di no, se lo perdo sono fregato! e se qualcuno risponde, mi spavento a morte.

Paolo Di Orazio

Se volete acquistare alcune delle opere di Paolo Di Orazio, potete visitare i seguenti link:

Sito Ufficiale di Splatter: Link
Mezzotints per l'acquisto de L'Incubatrice (nuova edizione di Madre Mostro): Link
I libri di Paolo di Orazio su IBS: Link


Ringraziamo Paolo per la sua grande disponibilità.
Un saluto a tutti e al prossimo articolo de L'Arte degli Stolti!


Andrea Zeschi e Simona Moscadelli

Gli Stolti
Accessori tra Arte e Artigianato
via Santa Maria de' Calderari 25 00186 Roma
tel. 06 955 84 326

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